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Intervista

Freddie Smithson

Lui è un grafico, un art director e, soprattutto, uno dei creativi più ironici del tempo di Instagram. Meryl Streep con indosso una felpa in pile e un paio di pantaloni della tuta in cotone, le gemelle Olsen sul Segway e Sua Maestà la Regina con indosso un paio di stivali viola firmati Balenciaga non sono che alcuni degli originali lavori di questo giovane londinese. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere su Freddie Smithson insieme!

Freddie, in che modo ti sei addentrato nell’ambito dell’Art Direction?

È stato accidentale, la definirei una naturale progressione rispetto a quello che facevo prima! Da bambino, ero molto creativo e sono alla fine andato a studiare Graphic Communication alla Bath Spa University. Mi sono laureato nel momento in cui i social media, e in particolare Instagram, stavano esplodendo. Questo, insieme a un interesse che ho sempre avuto per il fashion, mi ha portato a ottenere il mio primo lavoro da House of Holland a Londra. Da lì, mi sono poi spostato, come designer, alla mia attuale agenzia, Cult LDN, dove sono cresciuto, iniziando a concepire e supervisionare sempre più servizi fotografici ed eventi esperienziali.

Freddie Smithson

Il lavoro del quale sono più orgoglioso è una recente collaborazione con Dior, per il quale ho creato una serie di GIPHY sticker, traendo ispirazione dalla collezione Resort 19. Ho usato elementi della loro stampa rivisitata ‘Toile de Jouy’ e ho creato il set di sticker, che è ora live sulle Instagram Stories. Dior è un marchio che ho sempre ammirato, quindi è stato un vero e proprio sogno lavorare a qualcosa di questo tipo.

Innanzitutto, qual è la tua principale fonte di ispirazione sul web?

Credo la principale fonte di ispirazione per il mio lavoro su Instagram sia tutto ciò che accade nel mondo. Mi piace inserirmi e, per così dire, sfruttare i commenti politici, così come le più frivole chiacchiere sulla cultura pop e sulle celebrità. Più in generale, non ho una vera e propria fonte di ispirazione. Vado a vedere molte mostre e amo scoprire nuove città, posti, culture, storie e architetture, che del resto credo, in un modo o nell’altro, diano un contributo.

La tua arte è tanto divertente quanto irriverente. Qual è il messaggio nascosto dietro alle tue opere?

Mi piace pensare che non ci siano messaggi nascosti nel mio lavoro. Ci sono sempre allusioni sottili, giochi di parole e un mix di testi e immagini, che forse richiedono qualche istante per essere assimilati, ma cerco di assicurarmi che tutto quello che faccio sia sempre accessibile. Quando ho creato la mia pagina, intendevo creare un antidoto contro quella che, all’epoca, ritenevo essere un’industria abbastanza inaccessibile, la moda. Ovviamente, i tempi sono cambiati e non penso che questo sia più il caso, ma credo che il voler colmare il divario fra cultura alta e cultura bassa abbia ancora un qualche significato e, se non altro, mi diverto nel farlo: mi aiuta a mantenere il cervello attivo e a essere sempre all’erta.

Come descriveresti la scena artistica londinese?

La scena artistica londinese è fantastica! C’è sempre qualcosa di nuovo da vedere o sperimentare. Ci sono così tante gallerie che amo visitare regolarmente, un’incredibile street art ed eventi divertenti o pop up a cui recarsi. È una città in costante fermento creativo; passo il mio tempo libero per lo più in East London, dove accade sempre qualcosa.

E cosa fai per rilassarti in un ambiente che è in continuo cambiamento?

Come dicevo, visito molte gallerie e faccio lunghe passeggiate nei parchi della città per liberare la mente! Mi piace anche bere una birra o due, con gli amici, in uno degli svariati pub della città.

Hai collaborato con diverse importanti realtà (come i Grammy’s, Converse e i Billboard Music Awards), ma qual è il progetto del quale sei più orgoglioso?

Sono stato abbastanza fortunato da avere, nel corso degli ultimi anni, l’opportunità di collaborare con alcuni marchi incredibili alla realizzazione di progetti altrettanto fantastici. Il lavoro del quale sono più orgoglioso è una recente collaborazione con Dior, per il quale ho creato una serie di GIPHY sticker, traendo ispirazione dalla collezione Resort 19. Ho usato elementi della loro stampa rivisitata ‘Toile de Jouy’ e ho creato il set di sticker, che è ora live sulle Instagram Stories. Dior è un marchio che ho sempre ammirato, quindi è stato un vero e proprio sogno lavorare a qualcosa di questo tipo.

Se dovessi scegliere un capo del tuo armadio per uscire la sera, quale sceglieresti?

Direi il mio paio di sneaker su misura ‘New Balanciaga’, che sono (così come sembra) un mix di scarpe da tennis New Balance e Balenciaga. Inizialmente, era un qualcosa che avevo disegnato sotto forma di ‘meme’ e postato sul mio profilo Instagram, definendole la ‘dad shoes’ per eccellenza. Hanno scritto alcuni pezzi su queste scarpe e poi, dal nulla, una persona mi ha contattato e ha creato un paio reale, che indosso davvero molto, sono ossessionato da queste sneaker.

Hai costruito un seguito a dir poco considerevole su Instagram. Qual è il post che ha ottenuto il maggior numero di like?

In quanto a numeri, il post che è stato più apprezzato è l’immagine ‘Meryl Street’, che ha ora circa 16,000 like.

E qual è la cosa più preziosa fra quelle che possiedi?

Posso averne due? La felicità e la libertà di essere creativo.

Infine, cosa speri per il futuro?

Non c’è alcun piano, non ne ho mai avuto uno. Mi limito a godere del viaggio. Fin tanto che riesco a essere creativo, qualsiasi cosa mi va più che bene!

Mi piace pensare che non ci siano messaggi nascosti nel mio lavoro. Ci sono sempre allusioni sottili, giochi di parole e un mix di testi e immagini, che forse richiedono qualche istante per essere assimilati, ma cerco di assicurarmi che tutto quello che faccio sia sempre accessibile. Quando ho creato la mia pagina, intendevo creare un antidoto contro quella che, all’epoca, ritenevo essere un’industria abbastanza inaccessibile, la moda. Ovviamente, i tempi sono cambiati e non penso che questo sia più il caso, ma credo che il voler colmare il divario fra cultura alta e cultura bassa abbia ancora un qualche significato e, se non altro, mi diverto nel farlo.