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Intervista

Gill Button

Un’artista che si concentra sul dipingere ritratti, catturando le emozioni e personalità che si celano dietro al volto di ogni individuo. Un’artista che ha viaggiato in tutto il mondo, esponendo le sue opere e scrivendo un lungo e impressionante curriculum nell’ambito della moda. È la pittrice Gill Button, che parla in esclusiva con TheCorner.com a proposito del suo percorso artistico, sogni e speranze! Continuate a leggere per saperne di più!

Delle tre tecniche di pittura che usi, acquarello, olio e inchiostro, qual è la tua preferita?

In passato, avrei detto l’inchiostro, dato che è un mezzo così naturale per me. In ogni caso, sto davvero amando l’olio, nell’ultimo anno ho sperimentato molto di più con questa tecnica, dato che ho realizzato opere di più larga scala, incorporando ad alcuni degli aspetti che amo dell’inchiostro la fluidità e l’abbandono: sono eccitata all’idea di vedere cosa succederà nello sperimentare sempre di più.

Gill Button

"Per me, la musica è una grande fonte d’ispirazione: credo aiuti ad attingere dalle proprie emozioni, ricordi e fantasie."

In quanto artista che dipinge per lo più volti riuscendo a catturare l’essenza dei propri soggetti alla perfezione, sono curiosa di sapere di più a proposito della donna che si cela dietro a questo viso. Chi è? Cosa sarebbe catturato nel suo ritratto?

Ho recentemente fatto delle visite guidate della mostra a Shanghai, la quale mi ha permesso di realizzare che c’è una componente autobiografica dietro a tutti i pezzi in mostra. Si tratta di opere di più larga scala, con un più alto numero di elementi narrativi, che simboleggiano le mie paure, i miei sogni e desideri. Penso che una parte di me si nasconda in ogni volto che dipingo. Mi piace la sensazione di aver raggiunto un qualcosa della vera essenza della persona che sto ritraendo, quindi ti ringrazio per le tue parole! Di solito, dipingo persone che non ho mai incontrato nella vita reale, quindi in un certo qual modo l’unica sincerità che conosco è quella che intravedo nel loro sguardo. È la mia empatia nei confronti di un momento, reale o immaginato che sia. Quindi, il risultato è una fusione di me e del soggetto. Il catturare una sensazione interiore mi interessa di più che fare lo stesso con una esteriore.

Nel crescere, hai sempre avuto la passione per la pittura o l’arte in generale?

Come la maggior parte degli artisti, disegno incessantemente da quando sono in grado di tenere una matita in mano. Da bambina, finivo i fogli di carta molto velocemente e, quando per l’appunto terminavano, disegnavo sul retro dei fogli, li ritagliavo e ci facevo dei collage! Detto ciò, mi sono veramente innamorata del mondo dell’arte quando ho compiuto 13 o 14 anni. Ero solita divorare i libri d’arte della biblioteca locale e prendere il treno per andare a Londra e vedere quante più mostre mi era possibile, non ne avevo mai abbastanza!

Illustrami brevemente il tuo percorso artistico.

A scuola, la mia educazione artistica è stata molto accademica, disegnano e dipingendo dal vero in modo piuttosto tradizionale e occidentale. In ogni caso, ho deciso di studiare illustrazione piuttosto che pittura, perché mi piaceva l’idea che il mio lavoro potesse essere utilizzato in maniera più democratica e raggiungere un pubblico più ampio (anche perché sembrava essere una scelta più sicura, che mi poteva garantire una maggiore stabilità!). Ho continuato a disegnare per diversi anni e ho avuto la fortuna di avere dei clienti fantastici, ma nel profondo sono una pittrice. Quindi, circa 7 anni fa, ho deciso che volevo e dovevo dipingere a tempo pieno, indipendentemente dalle conseguenze finanziarie. Per fortuna, le cose sono andate bene fino a questo momento. Accetto ancora commissioni, se posso avere la sufficiente libertà o autonomia e il marchio rappresenta un buon soggetto per i miei dipinti. Collaborare può essere un’esperienza gratificante. Per me, il focus consiste, al momento, nello sviluppare la mia pittura ed esporre il risultato del mio lavoro.

C’è mai stato un momento nel quale hai vissuto il cliché ‘Sono un’artista che patisce la fame’? Parlami di quel momento. Che cosa hai fatto? Come ne sei uscita?

Non direi che non mi è mai andata così male, ci sono di certo stati momenti rischiosi. Per fortuna, sembra esserci sempre un qualcosa che salta fuori e fa girare le cose!

Non è mai facile riuscire a indicare la fonte dalla quale la nostra ispirazione proviene. Per quanto mi riguarda, il guardare la gente passare, oltre a essere molto divertente, può anche risultare stimolante. Dove trovi l’ispirazione?

Per me, la musica è una grande fonte d’ispirazione: credo aiuti ad attingere dalle proprie emozioni, ricordi e fantasie. Visitare una mostra mi aiuta a ritrovare la motivazione, se mi trovo in una fase di stallo. Se non posso uscire, anche solo il dare un’occhiata a dei libri può essere fantastico: la mia collezione di libri d’arte è il mio bene più prezioso.

Sono più che impressionata e, parlando francamente, stupita dalla tua lista di clienti del settore lusso. Senza dover fare delle vere e proprie preferenze, qual è il cliente con il quale hai lavorato che ritieni essere fra i più indimenticabili? Mi puoi parlare di quell’esperienza?

Credo dipenda molto dalla dinamica fra le persone: fiducia reciproca, rispetto e onestà costruiscono o distruggono un progetto. Dalla prima volta che ho incontrato Dries Van Noten e il suo team ad Anversa, sapevo che sarebbe stata una collaborazione speciale. La collezione sulla quale stava lavorando Dries era ispirata dalla Marchesa Casati. Con il suo trucco scuro per gli occhi e l’estetica surreale, era un soggetto perfetto per i miei dipinti a inchiostro. Ho praticamente avuto carta bianca, creando inizialmente dipinti che traevano ispirazione dalla Marchesa Casati e dal suo amante Gabriele D’Annunzio, e successivamente dalla collezione stessa. I tempi di consegna hanno sicuramente rappresentato un fattore non indifferente, dipingere 1,200 inviti a mano in cinque giorni è stata una sfida tanto esaltante quanto travolgente! L’assistere alla sfilata a Parigi è stato un momento indimenticabile, dato che Peter Philips ha ideato il make up partendo dai miei dipinti: è stato come vedere i miei lavori prendere vita. I dipinti sono stati utilizzati a livello mondiale, per l’allestimento delle vetrine. È stato, inoltre, pubblicato un bel libro dalla copertina rigida, un ricordo che durerà una vita intera.

Da Shanghai, Parigi, Madrid, Amsterdam e L.A. alla tua casa di Londra e oltre, il tuo lavoro è stato esposto in tutto il mondo. Con la magnifica opportunità di viaggiare, qual è la città che hai preferito fra quelle che hai visitato?

Sono appena tornata a casa, dopo aver trascorso due mesi a Shanghai come ‘artista in sede’, mentre mi preparavo alla mia mostra. Trascorrere del tempo con la mia gallerista Han Feng è stata una vera gioia, sono le persone che fanno sì che un progetto o esperienza sia speciale. Dal momento in cui l’ho incontrata a New York, sapevo che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda e potevamo fidarci l’una dell’altra. La stessa Shanghai è strabiliante, e la grandezza della città è incredibile. Ciò detto, devo ammettere che amo infinitamente Amsterdam, l’intimità e la vivacità sono così uniche. Le gallerie sono a dir poco eccellenti, e camminare lungo i canali di sera con le luci scintillanti, i negozi d’antiquariato e i ciclisti che ti sfrecciano accanto…è magico! Un paio di anni fa, ho avuto la fortuna di poter trascorrere un po’ di tempo ad Amsterdam come ‘artista in sede’, e sento che si tratta di una città dove potrei vivere. Esporrò di nuovo lì quest’anno, e non vedo l’ora di tornarci.

Essendo una vera newyorchese, il mio punto di vista non può essere imparziale. In ogni caso, hai mai esposto le tue opere d’arte a New York? Se lo avessi fatto, ne sarei veramente felice! Fino ad allora, continuerò a illudermene sognando! (Ride, N.d.R.)

Tieni gli occhi aperti, non si può mai sapere!

Parliamo di moda. Come descriveresti il tuo stile personale?

Il più delle volte, appaio sciatta e trasandata, nella mia tuta da lavoro coperta di pittura (Ride, N.d.R.). A essere sincera, non ho molta pazienza quando si tratta di comprare vestiti, ma sono in grado di passare un’intera giornata in un mercato vintage. Sono per lo più attratta dai look vittoriani e anni ’70. Le scarpe sono sempre un grosso problema, dato che non indosso pelle. Ho alcune paia di Stella McCartney, e do sempre un’occhiata a quello che presenta. Mi piacerebbe che più designer proponessero capi e accessori vegani.

Se dovessi scegliere, quale sarebbe il capo del tuo guardaroba senza il quale non potresti vivere? Credimi, non sono nemmeno sicura che, se fossi al tuo posto, sarei in grado di rispondere a questa domanda, dato che sono legata a molti dei capi che possiedo. Ognuno di questi riesce, a suo modo, a rievocare dei ricordi unici.

È facile: la mia tuta da lavoro!

Dimmi qual è il tuo colore preferito da indossare e con il quale dipingere.

Per dipingere, sono attratta dal blu e, in particolar modo, dal blu dell’oceano, piuttosto che quello del cielo. Inserisco un tocco di blu di Prussia in ogni mio dipinto! Per quanto riguarda il mio colore preferito da indossare, il mio amico Pierre si prende gioco di me, perché quando andiamo a fare shopping insieme sono una vera e propria gazza ladra: devo provare ogni capo vintage dorato o luccicante che riesco a trovare!

Cosa pensi a proposito dei social media? Sei una persona molto attiva sui social? Qual è il social network che usi di più e perché?

Instagram è l’unica piattaforma che uso, fatta eccezione per quando ero in Cina, dove WeChat è l’unico vero modo per comunicare e connettersi con le persone. Penso che, per i creativi, Instagram rappresenti ancora il modo più accessibile per condividere il proprio lavoro e vedere quello degli altri. Sono stata molto fortunata ad avere un seguito così leale, e molte opportunità incredibili sono venute da lì. Ho scoperto degli artisti fantastici e ho persino stretto delle amicizie molto solide. Quindi, su molti livelli, è stato davvero fantastico. Detto ciò, adesso posto meno frequentemente rispetto a quanto non facessi prima.

Se pensi a tre icone a te care, ce n’è una che descriveresti come un’icona di stile? Se non una di queste icone, chi potresti definire in tal modo?

Billie Holiday, Frida Kahlo e Björk. Non credo di avere un’icona di stile, ma devo ammettere che, quando ero una studentessa, ho raccolto i capelli alla Björk per qualche tempo!

Piani e/od obiettivi per il futuro?

Fino a quando potrò continuare a dipingere, sarò felice.