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Intervista

Giovanni Dario Laudicina

‘Siamo bombardati da immagini e informazioni spesso inutili. Quello che consiglio è di editare a priori i canali da cui le riceviamo'. Queste, le parole dello stylist e fashion editor di Vogue Hommes Paris Giovanni Dario Laudicina, il quale può essere avvistato nelle strade della Ville Lumière. Approfondiamo insieme la conoscenza di questo giovane creativo di origine siciliana.

Giovanni, quando hai realizzato di voler intraprendere una carriera artistico-creativa?

Alla fine del liceo, mentre valutavo le possibili carriere universitarie, ho scoperto che il mondo della moda era più reale di quanto avessi mai immaginato.

Come potremmo descrivere il tuo approccio stilistico?

Timeless.

Giovanni Dario Laudicina

Non credo siano i ricordi la cosa più importante dell’infanzia, bensì le esperienze che ti segnano e accompagnano più o meno consciamente. Della Sicilia, porto con me la nostalgia, i colori caldi e l’estetica ‘effortless’, volgare ed elegante al tempo stesso.

Tornando alla mia prima domanda, qual è stato il momento più importante della tua carriera?

Tre sono le persone che hanno segnato il mio percorso professionale: lo scrittore e regista Michele Perriera, il direttore del corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali allo IUAV di Venezia Maria Luisa Frisa, e la stylist Anastasia Barbieri. Quindi, i momenti più importanti della mia carriera sono stati i momenti condivisi con loro.

E qual è stata invece una sfida, un’esperienza che ti ha messo a dura prova?

I ritmi e la pressione della moda sono una dura prova quotidiana.

Ciò detto, qual è un progetto ancora incompiuto al quale vorresti lavorare?

Vorrei lavorare a un progetto soltanto mio, dedicandomici con il tempo e la passione necessaria. Al momento, sono alla fase embrionale.

Con oltre 14,000 follower, hai un grande seguito. Per te, qual è il cosiddetto ‘lato oscuro’ dei social network? In che modo reagisci alle critiche online?

Ricevo poche critiche e valuto bene il tipo di critiche ricevute, perché e da chi arrivano. Oggi tutti hanno un’opinione e hanno la possibilità di comunicarla senza che nessuno possa valutare l’attendibilità, la preparazione della persona, le variabili; manca un editing e un po’ di sano controllo dell’informazione. Questo per me è uno dei lati oscuri dei social media.

Cosa non può mancare nella tua valigia?

Una T-shirt di maglia in lana ecru e delle calze a coste larghe.

Hai cinque minuti per essere pronto. Cosa indossi?

Nella vita di tutti i giorni, mi vesto in 1 minuto, e non in 5. Seguo l’istinto e mi accerto di sentirmi a mio agio. Inizio sempre dai capelli, decidendo se tenerli ricci o pettinarli all’indietro con del prodotto (in questo caso, ho bisogno di 5 minuti!). Oggi, ad esempio, indosso una T-shirt in lana ecru, una camicia di cotone color avorio, un paio di pantaloni in velluto a coste nero, gli stivali che porto tutti i giorni e un cappotto oversize nero. I capelli sono pettinati con il gel, ma su base asciutta.

E qual è il capo al quale sei più legato?

Un cappotto double di Stephan Janson, in cashmere color cammello con una punta di color miele.

Facciamo un passo indietro. Vivi a Parigi, ma sei nato in Sicilia: cosa ricordi, ancora oggi, della tua infanzia?

Non credo siano i ricordi la cosa più importante dell’infanzia, bensì le esperienze che ti segnano e accompagnano più o meno consciamente. Della Sicilia, porto con me la nostalgia, i colori caldi e l’estetica ‘effortless’, volgare ed elegante al tempo stesso.

Hai una routine quotidiana? Se sì, qual è?

Non ho una vera e propria routine, anche se fanno bene. Ci devo lavorare.

Se potessi definire il luogo dal quale proviene la tua ispirazione, quale sarebbe?

l’Italia.

Cosa fai e, soprattutto, dove vai quando senti il bisogno di rilassarti?

Stacco la testa, guardando un qualcosa di leggero in piena notte sul divano. Questo rituale (raro, per fortuna) mi dà un senso di inerzia e ‘ingordigia’, che trovo appagante.

E un consiglio per i giovani stylist italiani che sono alla ricerca della propria cifra stilistica?

Oggi, siamo bombardati da immagini e informazioni spesso inutili. Quello che consiglio è di ‘editare’ a priori le informazioni da ricevere (io blocco costantemente profili Instagram che trovo mi facciano male e cerco di seguire soltanto quelli che mi arricchiscono), di guardare meno gli altri e lavorare a progetti che vi piacciono veramente, portandoli avanti con umiltà, disciplina e dedizione. Consiglio anche di fare molte esperienze e di cercare di imparare il più possibile da persone che ritenete vi possano dare qualcosa, di non essere ‘schiavi’ e dare un valore anche economico al vostro contributo.