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Intervista

Sem e Stènn

Il loro look anni 80 è iper-colorato e la loro musica è synth pop ma con un'aggiunta di glitter. Il tutto è espresso con totale assenza di filtri e celebrazione di sé all’ennesima potenza. Salvatore Puglisi e Stefano Ramero si sono conosciuti online nel 2007. Poi a Milano, frequentando insieme un corso di musica alla Naba, si sono innamorati e fusi nel duo che oggi conosciamo come Sem e Stènn. I due artisti qui ci raccontano pezzi della loro storia e del significato che ha avuto il loro esporsi con naturalezza, per quel che sono. Fin dall’inizio della loro carriera musicale sono stati attivisti LGBT+, diventando un duo iconico per la community.

Siete ormai icone della self expression senza filtri, è sempre stato così facile e naturale per voi?

In una società patriarcale come la nostra, non è mai facile per nessuno. Per quanto riguarda noi, ci siamo mostrati per ciò che siamo con naturalezza, senza dietro troppi ragionamenti. Abbiamo semplicemente portato il nostro mondo al pubblico, perché farlo è il dovere morale di ogni artista

Sem e Stènn

Ci divertiamo un sacco a cambiare reference, colore di capelli, ci piace scoprire e collaborare con giovani designer […] abbiamo solo performance dresses, a volte andare al supermercato diventa show.

Oltre che artisti musicali, molti vi considerano anche simbolo di libertà per il vostro attivismo a favore dei diritti della comunità LGBT. Cosa significa per voi Pride?

P come progresso, R come rivoluzione, I come identità, D come diversità, E come Extra. Siamo contenti di essere riconosciuti come simbolo di libertà. Essere tra i primi a esporsi per noi è significato tanto.

Siamo nel mezzo del mese più rainbow dell’anno: a quali eventi pride related (online e non) state prendendo parte per celebrare l’amore universale?

Abbiamo avuto il piacere di presentare una nostra performance di "18 anni" in una live del Milano Pride su Twitch. È stato bello esibirci con tanti amici della community.

Le news e i social sono costellati di movimenti che promuovono l’uguaglianza in tutte le sue forme, dall’antirazzismo al movimento LGBT. Come reputate questo fenomeno?

È un bene che partecipino più persone possibile, perché questo fa capire quanto sia basilare eliminare fenomeni di discriminazione verso tutte le minoranze. Su questo non ci deve essere spazio per polemiche, ma al tempo stesso dobbiamo impegnarci tutti affinché ciò che condividiamo sui social si attui anche nella vita reale.

Come state vivendo questo periodo di ripartenza? Quali sono i vostri propositi post quarantena?

Purtroppo il nostro campo ha ancora un po’ da aspettare prima di poter parlare di una vera e propria ripartenza. Noi stiamo cogliendo questo momento per ultimare il nostro nuovo album, che non vediamo l’ora di cantare dal vivo, con tanta gente davanti.

Quale canzone non riuscite a smettere di ascoltare in questo periodo? Avete un vostro inno queer che ascoltate in loop?

Rain On Me di Gaga e Ariana sarebbe stata suonata su tutti i carri, e anche tutto il disco di Doja Cat. L’inno queer per eccellenza è Beautiful di Christina Aguilera.

È appena uscito il vostro ultimo singolo “18 anni”, qual è il messaggio dietro il pezzo? Cosa dareste per poter tornare a quell’età?

Il messaggio è che viviamo in un paese per vecchi, parliamo del disagio della nostra generazione che è costretta a fare i conti con la precarietà. Vorremmo tornare a 18 anni per non pensarci almeno per un attimo.

La vostra musica è irriverente e provocatoria, cosa ispira i vostri testi?

Raccontiamo ogni sfaccettatura di noi. Ce ne succedono sempre di ogni… quindi non è difficile trovare qualcosa da dire.

Un accessorio senza il quale non potete vivere?

I nostri orecchini a forma di luna.

Alcuni fans vi definiscono iconici sia per la musica ma soprattutto per il vostro stile. Come definireste il vostro look? Che rapporto avete con la moda e quanto è importante per esprimervi come personaggi nel mondo della musica?

Ci divertiamo un sacco a cambiare reference, colore di capelli, ci piace scoprire e collaborare con giovani designer. Abbiamo lavorato con Salvatore Vignola per il video di "Ho Pianto In Discoteca" ad esempio. Ci ammazziamo dal ridere con la nostra stylist e BFF Mirella Viale Marchino a pensare a mille pazzie. Sul fatto che siamo iconici, lo lasciamo umilmente dire agli altri, diciamo solo che siamo d’accordo...

Performance dressing e everyday dressing sono poi tanto diversi? Quale dei due preferite?

Diciamo che abbiamo solo performance dresses, a volte andare al supermercato diventa show.

Nella moda stiamo attraversando una fase molto più fluida che ci ha portato all’esplorazione uno stile che non vuole dare definizioni di genere ma aprisi ad ogni tipo di espressione personale. Cos’è per voi la moda genderless?

Nel mondo che vorremmo, la moda genderless è quella che si trova nei negozi che non fanno distinzione M o F.

Quali sono le vostre icone di stile? Perché?

Cody Fern, Harry Styles e 2000s Aguilera. Ognuno di loro ha cambiato le regole.

Provocare con la musica o con la moda? Quale pensate sia più efficace?

E se facessimo le due cose contemporaneamente?

Qual è il sogno più grande che sperate di realizzare da qui a 10 anni?

Avere una villa a Beverly Hills con 5 Grammy sul pianoforte e 3 figli adottati.

P come progresso, R come rivoluzione, I come identità, D come diversità, E come Extra. Siamo contenti di essere riconosciuti come simbolo di libertà. Essere tra i primi a esporsi per noi è significato tanto.