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Intervista

Anthony Turner

Di sicuro, avete già visto il suo lavoro in campagne pubblicitarie e riviste di moda internazionali, come Interview, Vogue Nippon e Love Magazine. Dal crescere in una piccola città di minatori al fare da assistente all’hairstylist inglese Guido Palau e, infine, diventare uno degli hairstylist più richiesti di oggi, Anthony Tuner sta lasciando il segno nel mondo della moda, con il suo inconfondibile approccio all’hairstyling. Continuate a leggere per scoprire tutto quello che c’è da sapere su Anthony e i suoi consigli di bellezza!

Mi piacerebbe iniziare chiedendoti della tua infanzia a Birmingham, Regno Unito. Cosa ricordi di quegli anni? Puoi condividere i tuoi sogni d’infanzia con noi?

Sono cresciuto in una piccola città di minatori a circa un’ora da Birmingham. Era una realtà molto dura, da classe operaia. La mia famiglia non era di certo benestante…e, alle volte, era molto difficile andare avanti. È allora che ho imparato a evadere dalla realtà con la mente, usando la mia immaginazione come strumento con il quale nutrire la mia creatività e, al tempo stesso, educandomi con tutto ciò che andava oltre la città nella quale vivevo. Ero ossessionato dalla musica e leggevo riviste come Mixmag e Muzic mag, che mi hanno poi introdotto alla ‘club scene’. Guardavo le foto di Godskitchen e Gatecrasher, tutte queste persone vestivano in maniera così elaborata e a nessuno sembrava importare. Mi piaceva molto, e tutto quello che ho sempre voluto è farne parte.

Anthony Turner

Per me il comfort è la cosa più importante, e non potrei vivere senza una felpa nera col cappuccio!

Anthony, quando hai vissuto la tua prima esperienza nel mondo della moda?

Negli anni dell’adolescenza, ho ampliato i miei gusti in fatto di magazine, iniziando a comprare The Face, ID e Dazed. È grazie a queste riviste che ho scoperto Alexander McQueen. Lui ha cambiato tutto per me, ed è la ragione per la quale sono così ossessionato dalla moda.

In che modo hai sviluppato la tua innata creatività? Hai avuto un mentore, qualcuno che ti ha guidato e insegnato le dinamiche dell’industria della moda?

Sono da sempre una persona molto creativa, avendo una fervida immaginazione. Mia nonna faceva le pulizie in un ufficio e, quando ero molto piccolo, la accompagnavo. Per far sì che non le stessi in mezzo ai piedi, mi faceva sedere a una scrivania, mi dava un foglio e una penna, e mi diceva di disegnare. Ha fortemente incoraggiato la mia creatività!

Detto ciò, quando hai realizzato di avercela fatta, essendo uno degli hairstylist più richiesti nel mondo della moda?

È strano, perché non è un qualcosa a cui penso. Infatti, per me è molto difficile darmi una pacca sulla spalla. Mi presento sul set, faccio quello che sento giusto fare e provo sempre a pensare fuori dagli schemi. L’essere in grado di avere quella libertà è una benedizione e ne sono davvero grato.

Facciamo un passo indietro. All’inizio della tua carriera, hai lavorato come assistente dell’hairstylist inglese Guido Palau. Qual è il miglior consiglio che Palau ti ha dato in quegli anni?

Guido è, senza dubbio, una delle persone più intelligenti che io abbia mai incontrato. Il suo modo di pensare, la sua presenza sul set e il modo in cui comunica…è così brillante. Quindi, più che un consiglio, è il suo avermi fatto da mentore a 360 gradi che ha molto a che fare con i traguardi che ho raggiunto.

Nel corso degli anni, hai collaborato con tutti i marchi del lusso, occupandoti dell’hairstyle di molte top model. Mi piacerebbe sapere di più a proposito della collaborazione che ha segnato un punto di svolta nella tua incredibile carriera.

Si tratta di un servizio di copertina per Interview Magazine, a cui ho lavorato con il grande fotografo Mikeal Jannson, l’attrice Michelle Williams e lo stylist Karl Templer. Non avevo lasciato Guido da molto tempo e ho avuto la fortuna di ricevere questa proposta. Questo è stato, per me, il punto di svolta, dato che mi ha permesso di trovare un agente e far sì che la gente iniziasse a prendermi davvero sul serio.

Parlando di collaborazioni, uno dei marchi con i quali collabori regolarmente è J.W. Anderson. In una sessione di Q&A con i follower del brand, hai detto che le code di cavallo sono una delle cose più difficili da fare. Hai un qualche consiglio sul come ottenere una coda perfetta?

Avrete bisogno di un buon prodotto con il quale preparare i capelli, una spazzola a setole morbide (una di Mason Pearson, ad esempio) e, per finire, un altro paio di mani per fermare la coda in un doppio nodo con degli elastici per capelli.

Ho sentito dire che ti consideri un maniaco del controllo. Quindi, cosa senti, o a cosa pensi, quando sei nel backstage di una sfilata e il risultato del tuo duro lavoro sta calcando la passerella?

Quando le modelle sfilano in passerella, io sto già pensando alla sfilata successiva e a quello che mi servirà per quello show. Solitamente, in un giorno di fashion week, ho fino a tre sfilate consecutive.

Focalizzandoci sui tuoi progetti personali, hai realizzato, in collaborazione con la fotografa Sarah Pintado, una fanzine a sostegno dei giovani della comunità LGBTQ+. Come ti è venuta l’idea per questo progetto? Ci puoi parlare della sua realizzazione?

Volevo solo rendere omaggio ai giovani ragazzi che sono talmente forti e tenaci da non etichettarsi e da fregarsene di quello che gli altri pensano del loro aspetto. Volevo celebrare l’idea di come le sottoculture che sono in circolazione da decenni siano reinterpretate dai giovani di oggi. Il processo creativo è stato molto divertente: in poche parole, Sara e io abbiamo preso i nostri amici e gli abbiamo scattato delle foto. È stato molto intimo, e lo ricordo ancora oggi come un momento saliente della mia carriera.

Anthony, cosa pensi a proposito del rapporto tra la sostenibilità e l’industria della moda? In che modo i marchi di haircare possono contribuire alla salvaguardia dell’ambiente?

Innanzitutto fate ricerca, scoprite quali sono i brand più eco-sostenibili e lasciatevi guidare dal buon senso. La tematica della sostenibilità non farà altro che diventare sempre più importante, ed è per questa ragione che i grandi marchi hanno iniziato a seguire i passi dei brand più piccoli e indipendenti, la cui mission ha da sempre a che vedere con la sostenibilità. Pensateci in termini basici: fate sì che i vostri prodotti durino più a lungo, così ne dovrete comprare di meno! Ad esempio, non c’è davvero il bisogno di lavarsi i capelli tutti i giorni…

Inoltre, ti piacerebbe creare una tua linea di prodotti per capelli? Se dovessi progettarla adesso, come si presenterebbe il packaging?

Forse, un giorno! Chi lo sa…penso che il packaging sarebbe eco-sostenibile e diverso da tutto quello che è già sul mercato, in modo da farlo spiccare tra i prodotti che riempiono gli scaffali dei negozi.

Ora, parliamo del tuo stile. Come ti vesti per andare al lavoro? È diverso dal modo in cui ti vesti nel tempo libero? Diresti che il tuo stile è cambiato da quando hai cominciato a lavorare nell’industria della moda?

Per me il comfort è la cosa più importante, e non potrei vivere senza una felpa nera col cappuccio! Infatti, il capo che indosso più spesso è una comoda felpa oversize di colore nero. Da quando lavoro nella moda, sono meno alla moda: quando ero più giovane indossavo dei capi a dir poco eccentrici, ma adesso voglio soltanto essere comodo. Dato che sto molte ore sul set, non voglio dover pensare al modo in cui appaio, voglio soltanto fare il mio lavoro.

Quale consiglio daresti al ragazzo che eri a 15 anni? Se potessi tornare indietro nel tempo, faresti qualcosa diversamente?

Se potessi dare un consiglio al ragazzo che ero a 15 anni, sarebbe quello di risparmiare e acquistare dei capi di Raf Simons, dato che adesso varrebbero una fortuna.

Ciò detto, hai un consiglio per tutti coloro i quali vorrebbero seguire i tuoi passi?

Non perdete troppo tempo a fantasticare, fatelo e basta! Se ci pensate troppo, vi darete modo di farvi prendere dall’ansia. Siate audaci, siate coraggiosi e buttatevi…non importa quanto fuori dagli schemi potrà sembrare, vi farete di sicuro notare!

Per concludere su una nota leggera. Ho letto che, per te, l’aspetto più difficile della New York Fashion Week è il non essere in grado di trovare una buona tazza di tè. Quindi, dimmi Anthony, come ti piace il tè?

Forte e con latte e zucchero, come lo faceva mia nonna!

Quando le modelle sfilano in passerella, io sto già pensando alla sfilata successiva e a quello che mi servirà per quello show.